I FATTORI EXTRALINGUISTICI

Il tempo in traduzione
Tra prototesto e metatesto esiste una differenza sia temporale che culturale. E anche nel processo comunicativo, c’è una certa divergenza cronologica tra i riceventi del prototesto e quelli del metatesto. Questa contraddizione è conosciuta come il fattore intertemporale.
In traduzione il concetto di tempo viene inteso come differenza di condizioni comunicative. Differenza che deriva dal fatto che prototesto e metatesto non sono stati realizzati nello stesso momento storico.
In materia di fattore intertemporale possono verificarsi i seguenti modelli di traduzione:
·         Traduzione sincronica: il traduttore lavora sull’opera di un contemporaneo;
·         Il traduttore lavora a un prototesto non contemporaneo. Attualizza il passato, rendendolo accessibile ai contemporanei. La storicizzazione è giustificata solo se vi ricorre anche l’autore; in caso contrario è un procedimento stilistico del traduttore.
Traducendo un’opera scritta nel passato sorgono non pochi problemi che riguardano sia gli aspetti strettamente stilistici sia quelli grammaticali e linguistici. Il fattore intertemporale in traduzione è determinato dall’opposizione tra il principio di conservazione o storicizzazione (retentive translation) e quello modernizzante (re-creative translation).
La traduzione modernizzante è la completa o parziale partecipazione del traduttore al punto di vista del lettore del metatesto: il traduttore si sforza di accettare il gusto e le aspettative del ricevente. Lo manifesta nei cambiamenti di tempo, di spazio ma anche nella lingua del metatesto.
La differenza temporale riguarda tutti i livelli della struttura del testo, ma il livello tematico si oppone con maggiore forza rispetto agli altri all’influenza del “tempo della cultura”.
La questione di cosa si debba conservare tenendo conto del fattore intertemporale richiede una soluzione individuale del traduttore. E così l’irripetibilità della soluzione scelta dal traduttore è analoga all’irripetibilità dell’atto creativo.
La scienza della traduzione non offre soluzioni rigide in materia, ma fornisce vari esempi del diverso atteggiamento del traduttore verso il fattore intertemporale, evidenziando i punti di partenza per alcune delle sue scelte.
I concetti di “storicizzazione” e “modernizzazione” possono essere ulteriormente differenziati in quanto oltre al tempo del calendario, un ruolo importante ha anche il “tempo della cultura”.
Il metatesto invecchia prima del prototesto. Ciò è confermato non solo empiricamente, ma anche dalla critica. Le cause dell’invecchiamento derivano dal fatto che la lingua e lo stile del metatesto, come anche del prototesto, dipendono dalle norme espressive a cui il ricevente fa riferimento. Il ricevente può valutare il metatesto paragonandolo a un altro metatesto, a un’altra variante del prototesto nella lingua ricevente o anche al prototesto stesso.
Le traduzioni non invecchiano mai in assoluto. Gli esempi pratici mostrano che ai lettori interessano anche le traduzioni più vecchie visto che dal metatesto non ci si attende che svolga le stesse funzioni della letteratura in lingua originale.
Il Fattore interculturale
La contraddizione tra prototesto e metatesto aumenta non solo grazie al loro scarto temporale, ma anche e soprattutto grazie alla differenza tra le culture, la cultura emittente, a cui appartiene il prototesto, e quella ricevente, in cui nasce il metatesto. Il contesto della cultura emittente si manifesta soprattutto nel tema, nelle abitudini culturali e nelle tradizioni e nei rapporti sociali.
Dal punto di vista tematico e stilistico, il metatesto è caratterizzato dal fatto che le due culture si sovrappongono parzialmente.
Si possono distinguere tre posizioni estreme di questa situazione:
1.      L’attività dell’ambiente esterno, o cultura emittente, è più forte dell’attività dell’ambiente interno, cioè della cultura ricevente;
2.      L’attività della cultura ricevente, dell’ambiente interno, è più forte dell’attività della cultura emittente;
3.      Nella traduzione ha luogo un’interazione alla pari tra la cultura emittente e la cultura ricevente.
Chiameremo questa contraddizione col termine fattore interspaziale o diatopico della traduzione. Compito del traduttore è regolare questo fattore interspaziale. Ma non sempre si riesce ad assolvere questo compito perché, quando le differenze interspaziali sono grandi, il ricevente percepisce una netta prevalenza della cultura del prototesto. A questo si incorre non solo in caso di significativa lontananza delle culture dal punto di vista geografico o storico ma possono anche verificarsi in Paesi territorialmente vicini ma tra cui non c’è una tradizione di relazioni tra culture.
Con l’accentuazione estrema del polo culturale del prototesto, si ha una situazione in cui i riceventi sono proiettati nella cultura altrui senza che si tenga conto della loro predisposizione ad accoglierla né delle condizioni adeguate per la sua ricezione. Ciò può verificarsi quando si traducono generi letterari che non hanno tradizione nella cultura ricevente.
La situazione intermedia è rappresentata dal caso in cui la consapevolezza dei confini tra cultura propria e cultura altrui è scarsa. Ne è conseguenza la “creolizzazione”, ossia il mescolamento delle due culture nel metatesto.