lunedì 21 novembre 2011

Lutero e la traduzione della Bibbia: la formazione della cultura tedesca

Martin Lutero
Martin Lutero traduce la Bibbia e i Vangeli in volgare tedesco e nel 1530 scrive Senbrief Vom Dolmetschen[1], che costituisce un documento di discreta importanza anche per la storia della traduzione.
In questo testo Lutero insiste sul fatto che, per tradurre, bisogna capire il senso del testo, la sua vera anima. Non bisogna solo fossilizzarsi sulle questioni puramente linguistiche. Si deve trasferire dalla lingua di partenza a quella di arrivo non la lettera, ma il significato di ogni passaggio.
“La sola grammatica non basta per tradurre la Bibbia”, non serve la sola conoscenza della sintassi greca ed ebraica per tradurre la Scrittura, ma il traduttore deve conoscere la storia del popolo che ha dato origine al libro.
Infine, pensò poi di fare un “dizionario biblico” che riunisse tutti gli strumenti necessari all’interpretazione della parola di Dio.
La traduzione della Bibbia è un testo fondamentale anche per la formazione di una lingua popolare tedesca scritta, per l’identità stessa della cultura tedesca.
Il popolo teutonico fino ad allora non era naturalmente in grado di comprendere il testo sacro, considerando il latino un qualcosa di astratto e inaccessibile. Ed è per questo che Lutero ha creato un metatesto nella lingua parlata dal popolo tedesco.                
 Egli ha puntato a far comprendere il testo a tutte le classi sociali e la sua scelta è stata duramente criticata dai sostenitori della sacralità, che accorsero in difesa del significato originario delle Sacre Scritture, ritenendo che il religioso avesse compromesso il vero messaggio divino.
Questo fu uno dei primi passi che condussero all’inesorabile rottura del mondo cristiano e che portarono alla Riforma Luterana. Leggi articolo intero

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