In un convegno alla Reale Accademia delle scienze di Berlino nel 1813, Schleiermacher pronuncia il discorso Metodi del tradurre, gettando le basi per la creazione di una nuova scienza della traduzione. Egli abbandona così tutti i luoghi comuni sulla traduzione: fedeltà, vicinanza all’originale, libertà, scorrevolezza, leggibilità.
La lingua non è soltanto un mezzo per esprimere ciò che abbiamo dentro, ma è anche ciò che forgia il nostro contenuto mentale. La forma dei concetti, il modo e il mezzo di metterli insieme sono delineati dalla lingua in cui è nato ed è stato istruito un certo individuo.
Schleiermacher parla appunto dell’opportunità di mettere a contatto autore e lettore: si devono mettere insieme due persone totalmente separate l’una dall’altra per via della lingua.
I due metodi traduttivi che Schleiermacher individua sono la parafrasi e l’imitazione.
La parafrasi tratta gli elementi linguistici come se fossero elementi matematici; rende, infatti, il contenuto con limitata precisione ma fa perdere nel lettore l’impressione dell’originale, uccidendo così il discorso vivo. Quest’ultima può fungere al massimo da commentario, mai da traduzione.
L’imitazione ha, invece, un obiettivo più ambizioso: suscitare nel lettore del metatesto le stesse emozioni suscitate nel lettore del testo originale. Leggi articolo intero