CONTESTI DELLA TRADUZIONE

Il termine “traduzione” si riferisce non solo al processo che coinvolge due lingue diverse e due sistemi culturali distinti (traduzione interlinguistica) ma abbraccia anche la traduzione all’interno della stessa lingua (intralinguistica/intraculturale).
La traduzione intraculturale
In quella che si definisce traduzione intraculturale, il traduttore non affronta un autore straniero, ma uno scrittore che appartiene alla propria cultura.
Jakobson la definisce come “l’interpretazione di segni verbali mediante altri segni della stessa lingua”. L’obiettivo del traduttore è quello di eliminare le barriere stilistiche e linguistiche dovute all’invecchiamento della lingua.
“Attualizzare” un testo della stessa cultura può avvenire secondo diversi procedimenti: dalla semplice trascrizione (cambiamenti ortografici, lessicali…) alla traduzione del testo stesso. Il traduttore deve far passare il testo attraverso il filtro della propria poetica e della situazione comunicativa del lettore contemporaneo. Egli svolge in sostanza un’operazione non molto diversa dal restauro di un quadro. Questa operazione è conosciuta sotto il nome di trascrizione tendenziosa.
Il traduttore utilizza mezzi lessicali, grammaticali e stilistici diversi da quelli del prototesto, applica criteri estetici contemporanei nella scelta degli strumenti espressivi (a causa della distanza temporale dal testo di partenza) per realizzare il proposito dell’autore. Il testo finale può essere, quindi, considerato nuovo.
Ma per traduzione intraculturale intendiamo anche quella disciplina che si occupa di tradurre un testo (sempre all’interno della stessa lingua) in segni diversi come l’adattamento di un romanzo in un film. Questa traduzione viene definita intersemiotica o deverbalizzante.
La traduzione deverbalizzante
La traduzione filmica o deverbalizzante può essere concepita come una traduzione intraletteraria. Possiamo definirla come la “possibilità di suddivisione del testo nei codici che lo compongono, resi tramite canali comunicativi diversi”.
Avviene, infatti, (tramite la traduzione) un passaggio da segni verbali a segni non verbali. Tutto ciò può essere paragonato all’adattamento di testi per adulti in libri per l’infanzia. Il testo tradotto per l’infanzia di solito viene illustrato e il verbale viene recepito insieme al visivo. Lo stesso avviene per la traduzione filmica di un testo verbale. Parola e immagine agiscono insieme.
Per quanto sia da tempo che i testi verbali vengono tradotti in film, è relativamente poco che il processo della traduzione filmica viene paragonato alla traduzione verbale.
Esistono tre tipi di traduzione filmica:
·         Adattamento (film basato su un romanzo/racconto)
·         Contaminazione (film basato su diversi romanzi/racconti)
·         Narrativizzazione (film narrativo basato su un testo non narrativo)
È importante ricordare che nella traduzione filmica il testo viene scomposto in parti; viene, in altre parole, deverbalizzato. Esso è strutturato nel seguente modo: linguaggio naturale (fonemi, morfemi, lessico, sintassi), architettura (paragrafo, capitolo…) e poetica (fabula, intreccio, tempo, spazio). Mentre il film può essere verticalmente suddiviso in parola, suono e immagine e in senso orizzontale in fotogrammi, episodi e pezzi di montaggio.
La traduzione deverbalizzante è, inoltre, vicina alla traduzione interculturale anche per quanto riguarda il concetto di “serialità”: un solo prototesto può generare una quantità infinita di film.
Accettando che qualsiasi opera d’arte può essere compresa ed interpretata, e che nessuna di esse può essere interpretata in modo esaustivo, occorre specificare il concetto di “interpretazione verosimile”.
In questa attività il lettore/spettatore si basa sulla propria capacità di comprensione, sul proprio rapporto con l’arte e su questa base fonda la propria opinione sull’insieme. La comprensione complessiva è determinata anche dal fatto che il lettore/spettatore si discosta dalla concezione dell’autore, traendone solo alcuni spunti.